La prima raccolta di Fabio Pusterla, uscita per Casagrande nel 1985 (con la presentazione di Maria Corti, qui riproposta) e diventata ormai un piccolo classico della poesia italiana contemporanea.
"Pusterla è senz'altro il maggior poeta ticinese della sua generazione, e forse lo è anche in generale fra i coetanei in lingua italiana". È quanto ha scritto il critico e storico della lingua Pier Vincenzo Mengaldo. "Concessione all’inverno" è la prima raccolta di Pusterla, uscita da Casagrande nel 1985 (con la presentazione di Maria Corti, qui riproposta) e diventata ormai un piccolo classico della poesia italiana contemporanea. Paesaggi naturali sommersi, immensità sprofondate, crolli imminenti, geologie precarie, corrugamenti di rocce, stratificazioni antiche, correnti ignote, minacciosi vuoti, fanghiglie, anfratti, rifiuti, brume: in questa scenografia "preistorica" o di "catastrofe già avvenuta", il poeta va alla ricerca di minime sopravvivenze, tracce e luminescenze che diano senso a un presente avvilito e degradato. È una poesia che non nasconde un risentimento civile di fondo (controllato da una vena di ironia e a tratti di sarcasmo), una poesia tesa ed essenziale, dalle assonanze aspre; che rifugge dalla rima e accoglie volentieri materiali per definizione poco poetici. Un poetare a bassa voce ma non certo dimesso, in cui l'io si annulla ora in un tu impersonale ora in un noi cosmico. Pur essendo un libro d’esordio, Concessione all'inverno, che nell'86 vinse il Premio Montale, rivela una maturità di stile e di immaginazione che troverà conferma e sviluppo nelle successive raccolte. In particolare, grazie a una rigorosa fedeltà alla tradizione non solo italiana (è sempre Mengaldo a iscrivere Pusterla nella couche dell'espressionismo europeo), elaborata con un timbro del tutto personale.weiterlesen