De nominibus dubiis cuius generis sint
Introduzione, testo critico e commento a cura di Elena Spangenberg Yanes
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Estremo erede, in ordine cronologico, della tradizione antica sul 'dubius sermo', che risale in ultima analisi a Plinio il Vecchio, il trattato anonimo 'De nominibus dubiis' (VII/VIII sec. d. C., probabilmente composto in Gallia) è costituito da una serie alfabetica di lemmi che vertono per lo più su questioni di genere nominale, ma anche di numero, ortografia e semantica. Esso occupa un posto rilevante nel panorama della trattatistica grammaticale latina sia come fonte di frammenti di opere perdute di età repubblicana e protoimperiale, sia perché è uno dei più precoci testimoni dell’uso scolastico della letteratura cristiana.
Il volume curato da Elena Spangenberg Yanes propone una nuova edizione critica del 'De nominibus dubiis', basata sulla prima collazione completa e diretta di tutti i manoscritti conosciuti, che ha condotto a una ricostruzione più affidabile del testo e al recupero della sua 'facies' ortografica originale. La tradizione manoscritta, la struttura e le fonti dell’opera, così come le sue particolarità espressive e dottrinali, sono illustrate nell’ampia introduzione e nel commento continuo. Il volume è completato dagli indici dei lemmi e dei passi citati nel testo latino.
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Die anonyme Schrift 'De nominibus dubiis' (7./8. Jh. n. Chr., wahrscheinlich in Gallien verfasst) ist chronologisch der letzte Teil des Erbes der antiken Tradition des 'dubius sermo', die auf Plinius den Älteren zurückgeht. Sie besteht aus einer alphabetisch geordneten Reihe von Lemmata, die Auskunft zum Nominalgenus, Numerus sowie zu Orthographie und Semantik geben. Diese Schrift nimmt einen wichtigen Stellenwert im Rahmen der lateinischen grammatikalischen Abhandlungen ein, sowohl als Quelle von Fragmenten verlorengegangener Werke republikanischer und frühkaiserlicher Zeit als auch als eines der frühen Zeugnisse der Anwendung von christlicher Literatur im Schulunterricht.
Bei dem vorliegenden Band handelt es sich um eine neue kritische Ausgabe des 'De nominibus dubiis', die auf der ersten vollständigen und direkten Kollation aller bekannten Handschriften basiert und zu einer zuverlässigeren Rekonstruktion des Textes und zur Rückgewinnung seiner ursprünglichen orthographischen 'facies' führt. Die handschriftliche Überlieferung, die Struktur und die Quellen des Werkes sowie dessen sprachliche und theoretische Besonderheiten werden in der ausführlichen Einleitung und im Kommentar zu den einzelnen Lemmata erläutert. Der Band wird durch Indices der Lemmata und der im lateinischen Text zitierten Stellen vervollständigt.****************Estremo erede, in ordine cronologico, della tradizione antica sul 'dubius sermo', che risale in ultima analisi a Plinio il Vecchio, il trattato anonimo 'De nominibus dubiis' (VII/VIII sec. d. C., probabilmente composto in Gallia) è costituito da una serie alfabetica di lemmi che vertono per lo più su questioni di genere nominale, ma anche di numero, ortografia e semantica. Esso occupa un posto rilevante nel panorama della trattatistica grammaticale latina sia come fonte di frammenti di opere perdute di età repubblicana e protoimperiale, sia perché è uno dei più precoci testimoni dell’uso scolastico della letteratura cristiana.
Il volume curato da Elena Spangenberg Yanes propone una nuova edizione critica del 'De nominibus dubiis', basata sulla prima collazione completa e diretta di tutti i manoscritti conosciuti, che ha condotto a una ricostruzione più affidabile del testo e al recupero della sua 'facies' ortografica originale. La tradizione manoscritta, la struttura e le fonti dell’opera, così come le sue particolarità espressive e dottrinali, sono illustrate nell’ampia introduzione e nel commento continuo. Il volume è completato dagli indici dei lemmi e dei passi citati nel testo latino.weiterlesen
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