Nella sua lunga vita Giorgio Orelli, tra i maggiori poeti di lingua italiana del secondo Novecento, è stato più volte sollecitato da musei, gallerie e soprattutto dai suoi stessi amici artisti a scrivere e a leggere in pubblico testi di presentazione per mostre e cataloghi, poi ripresi da giornali e riviste. Per parlare di pittura, scultura, incisione e disegno senza tuttavia improvvisarsi critico d’arte, Orelli inventa le sue metafore e i suoi modi di dire, e una forma saggistica ora concentrata, ora più divagante e pronta a sconfinare nel racconto. I testi qui raccolti da Ariele Morinini rivelano un’idea di arte in cui trovano posto anche artisti poco conosciuti, ma che dimostrano di possedere, oltre alle indispensabili conoscenze tecniche, una vera visione, perseguita senza lasciarsi distrarre dalle tendenze del momento o dalle lusinghe della facilità. Il volume comprende un inserto a colori con riproduzioni di una ventina di opere degli artisti esaminati (Ubaldo Monico, Giuseppe Bolzani, Italo Valenti e Carlo Carrà, per citarne alcuni) e un saggio del curatore che, oltre a contestualizzare la “critica d’arte” di Orelli, mostra come la pittura sia entrata nella sua poesia, in un processo di scambio tra arte dei colori e delle forme spaziali e arte della parola.weiterlesen